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Il benessere in gioco, l'ambiente chiama

L'editoriale di Giuseppe Bortone sul nuovo numero di Ecoscienza. Alcune riflessioni a partire dalla Conferenza ambiente e salute dell'Oms

Pubblichiamo l'editoriale del nuovo numero di Ecoscienza (n. 3/2023)

Il benessere in gioco, l'ambiente chiama

Giuseppe Bortone • Direttore generale Arpae Emilia-Romagna

“Accelerare l’impegno comune per avere persone più sane, un pianeta prospero, un futuro sostenibile”: con questa dichiarazione di intenti si apre il documento finale della settima Conferenza ministeriale su ambiente e salute, promossa dalla Regione europea dell’Organizzazione mondiale della sanità, che si è tenuta dal 5 al 7 luglio a Budapest. Dopo la dichiarazione di Ostrava del 2017, si ribadisce quindi la forte interconnessione tra lo stato del pianeta e la salute umana, alla luce di quella che viene definita la “triplice crisi” che le nostre società si trovano ad affrontare (cambiamento climatico, inquinamento ambientale e perdita di biodiversità). Nel frattempo, la pandemia di Covid-19 ha ulteriormente evidenziato l’interconnessione e l’interdipendenza tra la salute di persone, animali, piante ed ecosistemi e ha messo in luce le pressanti questioni relative alle diseguaglianze sociali.

L’obiettivo deve quindi essere la messa in atto di una “transizione equa” che porti ad avere società resilienti, sane e sostenibili, da un lato aumentando l’impegno per la prevenzione e la preparedness (la capacità della società di essere pronta ad affrontare situazioni di crisi e di emergenza) e dall’altro aumentando l’impegno per
contrastare le minacce e gli impatti collegati ai determinanti ambientali della salute.

Gli impegni sottoscritti nella dichiarazione di Budapest, accompagnati da una roadmap al 2030 che contiene l’indicazione delle azioni prioritarie da adottare, convergono nel potenziamento dei sistemi sanitari, nel garantire un accesso universale ai servizi di base, nella mitigazione dei cambiamenti climatici, nella riduzione dell’impatto degli inquinanti, nella salvaguardia della natura e della biodiversità. Soprattutto, emerge con forza la necessità dell’integrazione delle conoscenze e della collaborazione in un’ottica che consideri integralmente persone, animali ed ecosistemi (è prevista l’attivazione di speciali partnership che coinvolgano anche la società civile, le comunità locali e il settore privato). L’auspicio è che, al di là delle dichiarazioni di principio che possono sembrare già sentite (la dichiarazione non contiene obiettivi puntuali e gli impegni dovranno essere poi declinati dai decisori in misure specifiche), l’attenzione alle nuove generazioni – che è stata particolarmente rimarcata – diventi concreta in tempi rapidi. Intanto, è bene che si affermi un contesto culturale che riconosce che l’approccio alle problematiche e alle crisi non può essere settoriale e limitato ad aspetti parziali.

Alla conferenza di Budapest ha partecipato anche il sindaco di Cesena, Enzo Lattuca, in rappresentanza dei territori colpiti dall’alluvione di maggio. Quell’evento è “il chiaro segno – ha detto nel suo intervento – di come i cambiamenti climatici stiano generando singoli eventi meteorologici estremi che dobbiamo fronteggiare con interventi strutturali necessari e immediati che necessitano di importanti risorse. Siamo convinti che non ci sia più tempo da perdere e che non possiamo limitarci a delegare ad altri il compito di trovare le soluzioni”.

Pochi giorni dopo la conferenza Oms, il Parlamento europeo ha approvato (esito assolutamente non scontato) la proposta di legge sul ripristino della natura (nature restoration law). La direzione è la stessa: la tutela della società, il benessere, anche la prosperità economica dipendono da un rapporto con l’ambiente che inverta il trend di sfruttamento delle risorse e di occupazione del territorio che si è rivelato insostenibile. I dettagli saranno definiti nel negoziato con il Consiglio europeo, ma alcuni paletti sono stabiliti: il ripristino dovrà interessare almeno il 20% del territorio terrestre e marino (a patto di mantenere condizioni di sicurezza alimentare a lungo termine) e 25 mila km di corsi d’acqua dovranno essere restituiti alla natura assicurando la continuità ecosistemica. Ci sarà bisogno pertanto di investimenti significativi, nuovi approcci, un cambiamento nella gestione delle città e degli ambienti naturali.

Le crisi in cui ci troviamo rischiano di farci concentrare sulle emergenze (che si intensificano in frequenza e proporzioni). È sempre più evidente che la risposta dovrà mettere insieme azioni immediate e una visione di lungo periodo. In gioco c’è il benessere di tutti.
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