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"L'acqua è vita"

Il rapporto dell’Agenzia europea per l'ambiente sulla situazione in Europa. Oggi la Giornata mondiale

Dal 1993 il 22 marzo è la Giornata mondiale dell’acqua. La ricorrenza fu stabilita dall’Assemblea generale delle Nazioni unite con l’obiettivo di richiamare l’attenzione pubblica sull’importanza di questa risorsa e promuovere la gestione sostenibile delle risorse idriche.

L’Agenzia europea per l’ambiente (EEA) ha pubblicato il rapporto “L’acqua è vita”, dedicato alla risorsa vitale che copre oltre il 70% della superficie terrestre, come ricorda l’editoriale.
In Europa si usano miliardi di metri cubi di acqua ogni anno non solo per il consumo umano, ma anche per agricoltura, produzione industriale, riscaldamento e raffreddamento, turismo e altri servizi.
Da sempre elemento vitale per il pianeta, negli ultimi due secoli l’acqua “è diventata il capolinea per molti inquinanti rilasciati in natura e una miniera ricca di minerali”. Il modo in cui viene utilizzata e trattata produce conseguenze su tutti i cicli vitali che da essa dipendono. Come garantire un uso sostenibile di questa risorsa, oggi fortemente minacciata dall’inquinamento, dallo sfruttamento eccessivo, dalle alterazioni fisiche degli habitat acquatici e dai cambiamenti climatici? 

Lo stato delle acque in Europa
Il documento esamina la situazione attuale dell’acqua in Europa, illustrando i dati del Rapporto pubblicato nel luglio 2018 (https://www.eea.europa.eu/publications/state-of-water/) sullo stato delle acque e degli ecosistemi, soffermandosi sugli impatti delle attività umane e dei cambiamenti climatici, e sulle iniziative a livello Ue per migliorare la situazione e la governance della risorsa idrica.

Circa l’80 % del consumo europeo di acqua dolce (bevande e altri usi) proviene da fiumi e acque sotterranee, fonti estremamente vulnerabili alle minacce derivanti da sfruttamento eccessivo, inquinamento e cambiamenti climatici. E, negli ultimi 50 anni, nel continente il fabbisogno di acqua è costantemente aumentato, in parte a causa della crescita della popolazione, mentre dal 1990 l’acqua estratta è diminuita del 19%.

Nel Rapporto si sottolineano i notevoli passi compiuti negli ultimi quarant’anni dall’Europa nella regolamentazione della qualità dell’acqua, nel trattamento delle acque reflue e nella protezione degli habitat e delle specie marine e d’acqua dolce mediante specifici atti legislativi della Ue rafforzati da programmi e legislazioni globali.

Dal 1990 l’acqua estratta in Europa è diminuita del 19%. Oggi oltre l’80% degli europei è collegato a un impianto di trattamento delle acque reflue urbane, il che riduce significativamente la quantità di inquinanti che penetrano nei corpi idrici. Secondo il Rapporto del luglio 2018, circa tre quarti dei corpi idrici sotterranei europei godono di uno stato chimico buono. L’85% dei siti balneari Ue monitorati nel 2017 sono risultati “eccellenti”, oltre il 10% dei mari europei è diventato area marina protetta per preservare le specie e gli habitat marini. Le acque sotterranee dell’Europa, che in molti paesi forniscono l’80-100 % dell’acqua potabile, sono generalmente pulite, poiché il 74 % delle aree di acqua freatica evidenzia un buono stato chimico.

Riguardo le acque superficiali, solo il 39 % circa ha raggiunto l’obiettivo europeo di una classificazione ecologica per lo meno “buona” o “elevata” negli anni 2010-2015. Le cause sono in parte dovute agli inquinanti – ad esempio, i nitrati provenienti dall’agricoltura – che vengono assorbiti e spostati, nei laghi, negli oceani e nei fiumi.

Le emissioni industriali di metalli pesanti nell’acqua stanno diminuendo rapidamente mentre negli ultimi anni stanno emergendo altre fonti di inquinamento, come quello da farmaci (antibiotici e antidepressivi), che sta incidendo sulla produzione ormonale e sul comportamento delle specie acquatiche.

Lo stato scadente degli ecosistemi impatta su molti animali e piante acquatici e influisce su altre specie e sugli esseri umani. I mari europei subiscono l’impatto della pesca eccessiva e dei cambiamenti climatici, mentre i corpi d’acqua dolce soffrono per l’eccesso di sostanze nutrienti e l’alterazione degli habitat. 

Un oceano di plastica
Introdotta dalla metà del XX secolo come materiale miracoloso e sempre più prodotta in serie, ora, circa 70 anni dopo, quando la produzione annua di materie plastiche supera i 300 milioni di tonnellate, iniziamo a capire che questo materiale non “scompare” mai completamente dall’ambiente. Secondo il Rapporto Eea, dovremmo considerare la plastica come un inquinante sin dalla sua produzione e impedire che quanto prodotto, una volta divenuto rifiuto, si riversi nell’ambiente. In questa direzione va la strategia europea per la plastica nell’economia circolare, che comprende le nuove norme per i prodotti monouso più frequentemente rinvenuti sulle spiagge e nei mari nonché per i materiali e gli attrezzi da pesca dispersi e abbandonati. Il fattore determinante per agire sull’inquinamento da plastica è la cooperazione globale, a partire dai consumatori ordinari con la loro crescente domanda di alternative più rispettose dell’ambiente, che rivestono valore anche come opportunità commerciali. 

I casi dei Paesi Bassi e di Malta
Il Rapporto illustra le nuove conoscenze derivate dall’esperienza dei Paesi Bassi e di Malta.

Nei Paesi Bassi, il programma “Room for the River” integra le difese esistenti per ridurre il rischio di futuri disastri provocati dalle inondazioni in un paese il cui territorio è per oltre la metà sotto il livello del mare. Il programma si avvale della cooperazione fluviale per grandi fiumi come il Reno, la Mosa, la Schelda e l’Emse.

Malta, in cui la carenza idrica è un fenomeno naturale, dal 1982 “produce” acqua pulita attraverso la desalinizzazione, affiancata da un vasto programma di gestione e riparazione delle perdite idriche, tanto che l’attuale fabbisogno di acqua per usi civili è ora il 60% di quello del 1992 principalmente grazie alla gestione delle perdite. 

Governance delle vie d’acqua
La cooperazione globale è richiesta anche dal costante movimento dell’acqua, che non conosce confini amministrativi e politici, come previsto anche dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni unite con l’Obiettivo 14 (La vita sott’acqua) finalizzato alla protezione degli ecosistemi marini e costieri. L’Eea ricorda che, all’ultima Conferenza delle Nazioni Unite sugli oceani (New York, giugno 2017), i governi, il mondo accademico e la comunità scientifica, e il settore privato hanno assunto circa 1.400 impegni volontari per intraprendere azioni concrete per proteggere gli oceani. Nove delle più importanti imprese di pesca del mondo, si sono impegnate a eliminare le catture illegali dalle loro catene di approvvigionamento.

Con l’aumento del numero di imprese e cittadini che assumono impegni e passano all’azione, uno sforzo comune potrebbe fare la differenza.

Link al Rapporto scaricabile "L'acqua è vita" 

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