Nel 2030 il sistema elettrico potrebbe andare in tilt
Nel 2030 c’è un rischio di mancanza d’energia elettrica per un numero di ore che può arrivare a 1700h/anno: è quanto afferma lo studio Accenture intitolato “Flessibilità, un’opportunità per la transizione energetica”, presentato in occasione del XIX Workshop Annuale sulle Utility organizzato da Agici. Secondo questo studio nel 2030 il sistema elettrico sarà stressato dall’aumento delle fonti rinnovabili elettriche non programmabili (essenzialmente l’eolico ed il fotovoltaico) e dal processo di ulteriore elettrificazione già in atto oggi. I sistemi elettrici di molti paesi sviluppati, tra cui l’Italia, dovranno affrontare una profonda trasformazione, che comporterà l’evoluzione delle infrastrutture esistenti per soddisfare l’aumento dei consumi di elettricità. Le infrastrutture esistenti dovranno evolversi per fronteggiare diversi fattori concomitanti: la maggiore richiesta elettrica, lo sviluppo degli impianti alimentati dalle fonti rinnovabili non programmabili (che oggi hanno priorità di dispacciamento sulla rete nazionale e che non possono variare la loro produzione in base alla richiesta di energia) ed il calo di potenza dei grandi impianti termoelettrici in esercizio (ad esempio per il “phase-out” del carbone). I periodi critici, in termini di surplus d’energia o viceversa di mancanza di potenza, potrebbero riguardare sia quello estivo, con pochi consumi e sovraproduzione elettrica, sia quello invernale con ridotta produzione fotovoltaica e maggior uso di dispositivi di riscaldamento. Lo stress maggiore per la rete potrebbe capitare alle ore 18:00 dei giorni feriali invernali, in corrispondenza di un maggior numero di veicoli elettrici messi in carica.
Accenture ha utilizzato un modello per simulare l’evoluzione del mercato elettrico al 2030, con prelievi ed immissioni orarie nel sistema elettrico, cercando di analizzare la flessibilità necessaria per mantenere il sistema stabile. Sono stati considerati quattro scenari che combinano diversi livelli di domanda nazionale di energia elettrica e di diffusione delle fonti rinnovabili. È stato considerato anche il phase-out del carbone a partire dal 2025. I principali fattori di flessibilità individuati dallo studio Accenture riguardano l’impiego di sistemi di accumulo e l’uso di servizi di domanda-risposta, oltre alla possibilità di sfruttare sinergie con gli impianti turbogas, la produzione di idrogeno e/o metano sintetico a partire da fonti energetiche rinnovabili (Power to Gas, PTG) e l’uso di pompaggi idroelettrici (anche se la costruzione di nuovi bacini è difficilmente ipotizzabile). In ogni caso senza cambiamenti radicali nel 2030 la domanda elettrica potrebbe non essere soddisfatta. Comprendere per tempo questo scenario di rischio però potrebbe essere anche un’opportunità di miglioramento economico, occupazionale ed ambientale del sistema energetico nazionale.