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La qualità delle acque superficiali in provincia di Rimini - report 2014-2016

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Nel 2010 in Emilia-Romagna ha preso avvio il primo ciclo di monitoraggio sulle nuove reti definite in applicazione della Direttiva Quadro. Con la Direttiva 2000/60/CE, l’Unione europea ha voluto promuovere e attuare una politica sostenibile a lungo termine di uso e protezione delle acque superficiali, sotterranee e degli ecosistemi loro correlati, con l’obiettivo di contribuire al perseguimento della salvaguardia, tutela e miglioramento della qualità ambientale. Il primo ciclo di monitoraggio eseguito in attuazione della Direttiva quadro ha condotto alla definizione di un quadro conoscitivo dello stato dei corpi idrici della regione Emilia-Romagna per il quadriennio 2010-2013, pubblicato con DGR n. 1781/2015 e confluito nei Piani di gestione di Distretto idrografico 2015-2021.
A livello regionale, il nuovo sessennio di monitoraggio (2014-2019) è organizzato in due cicli triennali, di cui il primo, relativo al periodo 2014-2016, è oggetto del presente report nel quale si inquadra la realtà locale analizzando gli andamenti quali-quantitativi dello stato delle acque superficiali cercando si correlare quanto ci evidenziano i principali indicatori ed indici con la conoscenza della realtà territoriale, i trend idrologici e gli effetti delle attività antropiche che insistono sul territorio.
Il report fotografa, per il triennio 2014-2016, lo stato delle acque a scala provinciale e di bacino allo scopo di focalizzare l’attenzione sullo stato dell’arte e sulle principali cause che lo determinano. 
Non essendo possibile classificare lo stato ambientale dei singoli tratti se non alla fine dell’intero periodo di monitoraggio che si concluderà nel 2019, si è optato per fare prima istantanea della realtà locale focalizzando l’attenzione sugli indicatori/indici che meglio rappresentano e spiegano le alterazioni a cui sono sottoposti i corsi d’acqua riminesi.
La rete di monitoraggio che attualmente insiste sul territorio provinciale si articola in 16 stazioni di campionamento di cui 14 operative che prevedono una frequenza di campionamento di 8 volte all’anno e 2 di sorveglianza nelle quali il monitoraggio è effettuato solo un anno ogni tre e con frequenze ridotte a 4 volte l’anno per effetto della maggiore naturalità del territorio che le interessa.
I fiumi nel loro percorso monte-valle sono suddivisi, sulla base principalmente delle caratteristiche morfologiche e delle fonti di impatto a cui sono sottoposti, in tratti cosiddetti omogenei dei quali ne sono sono sottoposti a monitoraggio in provincia oltre i 40%. Ben 10 delle 16 stazioni di monitoraggio sono dislocate su Marecchia e Conca, i principali bacini per estensione e quantitativi d’acqua. I restanti punti della rete sono collocati per lo più in prossimità della foce dei restanti corsi d’acqua allo scopo di valutare i singoli contributi prima dell’immissione finale in mare. Le indagini chimiche condotte alla ricerca delle principali sostanze prioritarie e prioritarie pericolose previste in normativa (tabella 1/A del D.M. 260/2010), non mostrano condizioni critiche in nessuno dei tratti monitorati tanto che la qualità chimica risulta buona nel 100% dei casi.
Le indagini chimico-fisiche condotte sulle restanti sostanze che contribuiscono alla determinazioni dello stato ecologico dell’ecosistema fiume unite ai monitoraggi delle componenti biologiche che nel fiume vivono e che da esso dipendono, (macrobenthos, diatomee e macrofite), mostrano invece una realtà molto meno brillante che fotografa condizioni di perdurante naturalità o seminaturalità oramai solo nei territori dell’Alta Valmarecchia e in brevi tratti del Conca dove lo stato si dimostra complessivamente buono. Sui tratti basso collinari e di pianura del Marecchia e dei restati fiumi e torrenti che interessano la provincia, le condizioni virano da un sufficiente a dei meno lusinghieri giudizi di scarso e cattivo.
Ad incidere su questi giudizi sono:
- la natura e dimensione dei bacini stessi alimentati per lo più dalla piovosità locale. I corsi d’acqua riminesi sono caratterizzati per lo più da regimi torrentizi che alternano piene talvolta rovinose a portate del tutto irrisorie per lunghi periodi. Ne sono esempi, l’Uso, il Marano, il Melo e il Ventena.
il contesto antropico nel quale sono inseriti per buona parte della loro lunghezza;
- l’entità dei prelievi soprattutto se abusivi, che testimoniano assenza di senso civico e scarsa percezione del valore ambientale, ecologico ed economico che tali ecosistemi rappresentano;
-la drastica riduzione di naturalità dell’alveo, delle sponde e della fascia vegetativa presente in prossimità delle stesse. Diversi corsi d’acqua fra cui Uso, Melo, Ventena, hanno subito nel corso degli anni rimaneggiamenti che hanno ridotto la capacità autodepurativa degli stessi.