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Effetti sanitari

La valutazione dei rischi sanitari dei campi elettromagnetici è un processo estremamente complesso, sia per il grande numero di pubblicazioni scientifiche molto eterogenee e quasi sempre non esaustive che afferiscono alla tematica, sia per il carattere multidisciplinare della tematica stessa. Rispetto alle valutazioni di singoli ricercatori o di gruppi specialistici (ad esempio di biologi, o fisici, o epidemiologi), che pure abbondano in letteratura, assumono quindi particolare rilevanza le valutazioni espresse da commissioni e gruppi di lavoro interdisciplinari, sia perché un’analisi collettiva consente di confrontare e contemperare giudizi che altrimenti comporterebbero inevitabilmente un notevole grado di soggettività, sia perché in queste sedi collegiali confluiscono competenze diverse, come quelle biologiche, mediche, epidemiologiche, fisiche e tecnologiche.
Gruppi di studio sono stati costituiti da diversi governi nazionali e organizzazioni internazionali; tra queste ultime rivestono particolare importanza l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e la Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non Ionizzanti (ICNIRP). Quest’ultima ha emanato nel 1998 delle linee guida per la protezione dei lavoratori e della popolazione dall’esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici nell’intervallo di frequenze tra 0 Hz (campi statici) e 300 GHz.

Un’analisi dei documenti prodotti dalle diverse commissioni cui si è fatto cenno mostra una sostanziale convergenza nelle loro conclusioni. Un loro approfondito confronto, alla luce delle accresciute conoscenze scientifiche intervenute nel tempo trascorso tra la pubblicazione dell’uno o dell’altro, richiederebbe uno spazio eccessivo rispetto all’esigenza di sintesi di queste note.
Ciò considerato, si farà riferimento nel seguito prevalentemente ai documenti prodotti dall’OMS. Quest’ultima ha avviato nel 1996 un Progetto Internazionale CEM (campi elettromagnetici), che esplicitamente prevede tra le sue attività la revisione critica della letteratura scientifica sugli effetti biologici dell’esposizione a campi elettromagnetici.

Nell’ambito del progetto, l’OMS cura anche la pubblicazione di note informative sui diversi aspetti delle problematiche connesse ai campi elettromagnetici; queste note, regolarmente tradotte in Italiano a cura dell’Istituto Superiore di Sanità sotto il titolo di "Promemoria", sono disponibili al pubblico anche sulla rete Internet (www.who.int/peh-emf/). Ad esse si farà prevalentemente riferimento nei paragrafi seguenti per le valutazioni di sintesi della letteratura.
A queste valutazioni sembra comunque opportuno far precedere alcuni criteri fondamentali universalmente adottati dalla comunità scientifica e più volte ribaditi dall’OMS.
(testi a cura di: Paolo Vecchia - Istituto Superiore di Sanità)

Criteri fondamentali di valutazione
Soltanto gli studi scientifici accreditati possono essere inclusi nella letteratura scientifica di riferimento. Come accreditati si intendono gli articoli pubblicati su riviste che prevedano un vaglio critico preventivo da parte di esperti di riconosciuta competenza (il cosiddetto processo di peer review). Possono anche essere inclusi, previo giudizio di valore, rapporti di istituti nazionali o internazionali di riconosciuto prestigio: 

  • le valutazioni sui diversi effetti biologici o sanitari devono basarsi sull’insieme dei lavori scientifici pertinenti, e non sui dati di singole ricerche;
  • i risultati degli studi (soprattutto quelli biologici o epidemiologici, caratterizzati da grandi variabilità) dovrebbero essere confermati da repliche indipendenti delle indagini, prima che si possa parlare di effetti documentati. Ciò non toglie, ovviamente, valore a nuovi risultati, che possono avere il significato di indicazioni talvolta importanti e di stimolo per ulteriori ricerche;
  • è fondamentale la distinzione tra effetti biologici ed effetti sanitari. Questo aspetto è stato più volte precisato dall’OMS, che nel suo Promemoria n.182 Campi elettromagnetici e salute pubblica. Proprietà fisiche ed effetti sui sistemi biologici così definisce i due effetti: un effetto biologico si verifica quando l’esposizione alle onde elettromagnetiche provoca qualche variazione fisiologica notevole o rilevabile in un sistema biologico. Un effetto di danno alla salute si verifica quando l’effetto biologico è al di fuori dell’intervallo in cui l’organismo può normalmente compensarlo, e ciò porta a qualche condizione di detrimento della salute.


Campi elettromagnetici a bassa frequenza (ELF)
Il Promemoria dell’OMS n. 205 Campi elettromagnetici e salute pubblica: campi a frequenza estremamente bassa (ELF) fa esplicito riferimento, per la valutazione dei possibili effetti sanitari a lungo termine, ad un ampio rapporto prodotto nel 1998 dal National Institute of Environmental Health Sciences (NIEHS) degli Stati Uniti.
Rimandando per maggiori dettagli al testo completo del rapporto NIEHS, disponibile anche sulla rete Internet (www.niehs.nih.gov/emfrapid/) si riporta di seguito il testo pertinente del promemoria citato.
Nel giugno 1998, il NIEHS ha convocato un gruppo di lavoro internazionale per una revisione critica dei risultati della ricerca. Il gruppo di lavoro, usando i criteri stabiliti dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (International Agency for Research on Cancer, IARC), ha concluso che i campi ELF debbano essere considerati come un "possibile cancerogeno per l’uomo".
"Possibile cancerogeno per l’uomo" è la più bassa di tre categorie ("cancerogeno per l’uomo", "probabilmente cancerogeno per l’uomo", "possibilmente cancerogeno per l’uomo") usate dalla IARC per classificare l’evidenza scientifica relativa ad agenti potenzialmente cancerogeni. La IARC ha due ulteriori classificazioni dell’evidenza scientifica: "non classificabile" e "probabilmente non cancerogeno per l’uomo", ma il gruppo di lavoro del NIEHS ha ritenuto che vi fosse abbastanza evidenza per eliminare queste categorie.
"Possibile cancerogeno per l’uomo" è una classificazione usata per denotare un agente per il quale esista una limitata evidenza di cancerogenicità nell’uomo ed un’evidenza meno che sufficiente negli animali da esperimento. Quindi la classificazione è basata sulla solidità dell’evidenza scientifica, non su quanto l’agente sia cancerogeno, ovvero su quanto elevato sia il rischio.
Quindi "possibile cancerogeno per l’uomo" significa che esiste una limitata evidenza credibile che suggerisca che l’esposizione a campi ELF può provocare il cancro. Mentre non si può escludere, in base all’evidenza disponibile, che l’esposizione a campi ELF causi il cancro, sono necessarie ulteriori ricerche, focalizzate e di alta qualità, per risolvere il problema.
La conclusione del gruppo di lavoro del NIEHS si basava soprattutto sul fatto che quegli studi epidemiologici che suggeriscono che la residenza in prossimità di elettrodotti dia luogo ad un aumento del rischio di leucemia infantile mostrano una certa coerenza. Elementi a sostegno di questa associazione sono stati trovati negli studi che collegavano l’incidenza di leucemia infantile alla vicinanza alle linee ed ai campi magnetici nelle case, questi ultimi misurati nell’arco di 24 ore. Inoltre, il gruppo di lavoro ha trovato una limitata evidenza di un aumento anche dei casi di leucemia linfatica cronica in ambienti di lavoro.
E’ opportuno sottolineare che il gruppo di esperti ha analizzato anche una lunga serie di effetti sanitari diversi dal cancro; nel giudizio del gruppo per nessuno di questi l’evidenza scientifica raggiungeva il livello di adeguata.
Due studi epidemiologici particolarmente importanti per le dimensioni e per la metodologia impiegata sono stati pubblicati dopo il rapporto NIEHS (Linet et al. 1998; McBride et al. 1999). I loro risultati sembrano indebolire l’ipotesi di una cancerogenicità dei campi magnetici, ma nessun gruppo di lavoro ha finora effettuato, o aggiornato, una revisione critica della letteratura che tenga conto di questi due contributi. Si deve peraltro sottolineare che in un prossimo futuro è attesa la pubblicazione dei risultati di uno studio epidemiologico britannico di grande rilevanza. Entro breve tempo sono attese anche le conclusioni di un gruppo di studio europeo incaricato di analizzare congiuntamente, nei limiti consentiti da protocolli di indagine diversi, i dati degli studi svolti fino ad ora.
E’ verosimile che enti governativi e organizzazioni internazionali attendano questi risultati, oltre a quelli di studi di altra natura (in vitro e in vivo) tuttora in corso, per commissionare nuove valutazioni di sintesi, su basi più consistenti. In particolare, nell’ambito del progetto più volte citato, l’OMS prevede nel 2001 una valutazione (effettuata congiuntamente alla IARC) degli effetti cancerogeni dei campi ELF, mentre nel 2002 seguirà una valutazione di altri possibili effetti sanitari’.

Campi elettromagnetici ad alta frequenza (RF)
Il promemoria n.183 dell’OMS Campi elettromagnetici e salute pubblica. Effetti sanitari dei campi a radiofrequenza si conclude con le seguenti osservazioni:

  • L’esposizione a campi RF può causare riscaldamento o indurre correnti elettriche nei tessuti corporei. Il riscaldamento costituisce la principale interazione dei campi RF ad alta frequenza, al di sopra di circa 1 MHz. Al di sotto di circa 1 MHz, l’azione dominante dell’esposizione a RF è l’induzione di correnti elettriche nel corpo.
  • Una revisione dei dati scientifici svolta dall’OMS nell’ambito del Progetto internazionale CEM (Monaco, Novembre 1996) ha concluso che, sulla base della letteratura attuale, non c’è nessuna evidenza convincente che l’esposizione a RF abbrevi la durata della vita umana, né che induca o favorisca il cancro.
  • Comunque, la stessa revisione ha anche evidenziato che sono necessari ulteriori studi, per delineare un quadro più completo dei rischi sanitari, specialmente per quanto concerne un possibile rischio di cancro connesso all’esposizione a bassi livelli di campi RF.

Le stesse valutazioni sono riportate nel Promemoria n.193 Campi elettromagnetici e salute pubblica. I telefoni mobili e le loro stazioni radiobase che, come il titolo indica, tratta il problema specifico della telefonia cellulare, particolarmente sentito dal pubblico.
A tale riguardo è di tutta evidenza che le preoccupazioni dei cittadini nascono molto più dalle antenne fisse per il servizio (tecnicamente indicate come stazioni radio base) che dal telefono in sé, nonostante quest’ultimo esponga l’utente a campi molto più intensi.
Per quanto riguarda le stazioni radio base, alle conclusioni sopra riportate in merito alla pericolosità dei campi elettromagnetici a radiofrequenza in generale, se ne devono aggiungere altre relative alle particolari condizioni di esposizione. Le caratteristiche di direzionalità dei fasci emessi e le basse potenze di uscita fanno sì che i livelli di campo in tutte le reali situazioni di esposizione siano estremamente bassi, tali da non prefigurare allo stato attuale delle conoscenze effetti biologici significativi. Queste considerazioni, espresse in un articolo del Notiziario ISS nel 1996, praticamente coincidono con quelle successive dell’Istituto Svedese di Protezione dalle Radiazioni.
Importanti ricerche sono in atto o in programma per il prossimo futuro. Tra queste sembra opportuno segnalare uno studio epidemiologico sull’associazione tra l’uso di telefoni cellulari e tumori della testa e del collo. Allo studio, coordinato dalla IARC, partecipano gruppi di ricerca di 14 paesi, tra cui l’Italia.
Sulla base di questi studi, l’OMS e la IARC effettueranno nel 2003 una valutazione degli effetti cancerogeni dei campi elettromagnetici a radiofrequenza, mentre per il 2004 è prevista la valutazione di eventuali altri effetti sulla salute.

Sull’argomento leggi anche:

Aspetti sanitari dell’esposizione a campi elettromagnetici, di Paolo Vecchia - Istituto superiore della Sanità. 2005 (pdf 726 kb)

IARC Monographs on the Evaluation of Carcinogenic Risks to Humans (inglese)

I cem e l'uomo