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Report sullo stato delle acque di transizione triennio 2014-2016

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Una vasta area di territorio della regione Emilia-Romagna è coperta da zone umide, caratterizzate da una elevata variabilità ambientale e biologica. Tale area è di origine sia naturale che artificiale (lagune vive, laghi salmastri, meandri e foci fluviali, casse di espansione, invasi di ritenuta, cave di inerti dismesse, canali, saline). Per valorizzare e tutelare quest’area la Regione Emilia-Romagna ha istituito il Parco regionale del Delta del Po, con un’estensione complessiva di circa 58.000 ettari. Le zone umide del Parco regionale rappresentano il settore meridionale del grande sistema di zone umide che caratterizza l’Adriatico settentrionale, dal Friuli fino a Cervia, e che costituisce un unico complesso sistema ecologico dall’esistenza di associazioni vegetali che caratterizzano l’intero sistema e dagli ampi spostamenti delle popolazioni di uccelli.

Gli ambienti di transizione della regione Emilia-Romagna non solo rientrano all’interno del Parco Regionale Delta del Po ma sono Siti di Interesse Comunitario (SIC) designate ai sensi della Direttiva 92/43/CEE, Zone di Protezione Speciali (ZPS) designate ai sensi della Direttiva 79/409/CEE e Zone Umide di interesse internazionale istituite dalla “Convenzione internazionale relativa alle Zone Umide di importanza internazionale, soprattutto come habitat degli uccelli acquatici”, sottoscritta nel 1971 a Ramsar (Iran).

Le zone umide comprese tra la Sacca di Goro e le Valli di Comacchio devono la loro origine all’ampio sistema deltizio del fiume Po. L’equilibrio idrogeologico dell’area è controllato dall’uomo (nota per esempio l’attività agricola e di pesca con le grandi bonifiche ferraresi); in pratica a oggi tutte le zone umide della regione sono soggette a regimi idrici artificiali, finalizzati a diversi scopi: l’agricoltura (oggi la principale attività produttiva praticata nelle aree circostanti le acque di transizione), l’acquacoltura, la pesca e, a seguire, le attività industriali e il turismo.

L’agricoltura condiziona fortemente lo stato di conservazione delle zone umide, influenzando negativamente sia la qualità (eutrofizzazione da fertilizzanti e reflui zootecnici, inquinamento da fitofarmaci), sia la quantità delle acque (utilizzo a scopo irriguo).

L’acquacoltura impatta sulla qualità delle acque per l’immissione di mangimi e medicinali (antibiotici). La biodiversità è minacciata dell’introduzione di specie alloctone allevate o contenute nei mangimi (microalghe).

La molluschicoltura, oltre a necessitare di ambienti con opportuni ricambi idrici per evitare fenomeni di anossia dei fondali, deve essere condotta con pratiche adeguate al fine di non causare danni ai fondali.

Le attività industriali sono prevalentemente presenti nell’area ravennate, sono numericamente limitate, ma di elevato impatto (porto industriale e polo chimico di Ravenna).

Lo sviluppo del turismo ha determinato in passato profonde modificazioni territoriali, con la distruzione pressoché totale dei principali sistemi dunosi costieri.

Le principali problematiche delle acque di transizione dell’Emilia-Romagna si possono brevemente sintetizzare come segue:

– eccessivi apporti di sostanze nutritive (in particolare i carichi di azoto);

– forte subsidenza sia di origine antropica che naturale, che determina principalmente la perdita di porzioni di territorio;

– regressione costiera generata da fenomeni erosivi;

– scarsa disponibilità delle risorse di acqua dolce a seguito dei prelievi irrigui;

– scarsa manutenzione idraulica con conseguenti problemi di ridotta circolazione delle acque.

 

Con il DLgs 152/06, che recepisce la Direttiva 2000/60/CE e abroga integralmente il precedente DLgs 152/99, sono ridefinite le modalità con cui effettuare la classificazione dello stato di qualità dei corpi idrici. In particolare, per le acque di transizione sono previsti numerosi nuovi elementi per la definizione dello stato ecologico e la ricerca di contaminanti inorganici e organici anche nella matrice acqua, oltre che nel sedimento, per la definizione dello stato chimico.

Il DLgs 152/06 e il successivo DM 131/08, attribuiscono alla categoria acque di transizione “i corpi idrici di superficie maggiore di 0.5 Km2 conformi all’art. 2 della Direttiva 2000/60, delimitati verso monte (fiume) dalla zona ove arriva il cuneo salino (definito come la sezione dell’asta fluviale nella quale tutti i punti monitorati sulla colonna d’acqua hanno il valore di salinità superiore a 0.5 psu) in bassa marea e condizioni di magra idrologica e verso valle (mare) da elementi fisici quali scanni, cordoni litoranei e/o barriere artificiali, o più in generale dalla linea di costa”.

Il DM 131/08 definisce le metodologie per l’individuazione di tipi per le diverse categorie di acque superficiali (tipizzazione), la individuazione dei corpi idrici superficiali e l’analisi delle pressioni e degli impatti.

Il processo di caratterizzazione delle acque di transizione si è concluso con la individuazione di 8 corpi idrici:

  • 7 Lagune Costiere regionali suddivise in confinate e non confinate di cui una artificiale;

  • 1 Delta interregionale.

Un altro decreto attuattivo del DLgs 152/06, il DM 56/09, definisce i criteri tecnici per il monitoraggio dei corpi idrici e l’identificazione delle condizioni di riferimento.
La Regione Emilia-Romagna con Delibera di Giunta n. 350 dell’8 febbraio 2010 ha approvato le attività svolte per l’implementazione della Direttiva 2000/60/CE ai fini dell’adozione dei Piani di gestione dei Distretti idrografici Padano, dell’Appennino settentrionale e dell’Appennino centrale approvando le procedure, i criteri metodologici e le risultanze dell’attività di tipizzazione, di individuazione e caratterizzazione dei corpi idrici, di definizione della rete di monitoraggio di prima individuazione ed i relativi programmi di monitoraggio.

Con il DM 260/10, recante i criteri tecnici per la classificazione dello stato dei corpi idrici superficiali, sono definite le modalità per la classificazione dei corpi idrici da effettuare al termine del ciclo di monitoraggio.