Chi rischia di più
GRUPPI A RISCHIO
Le persone più esposte agli effetti sanitari connessi con le ondate di calore sono:
- gli anziani. Tutte le osservazioni epidemiologiche concordano nell'indicare l'età tra i principali co-fattori di rischio per la mortalità e la morbosità legate all'esposizione ad alte temperature. Gli anziani (sopra i 75 anni) e i molto anziani (sopra gli 85 anni) sono quelli che concentrano il rischio rispetto ai giovani adulti, sia perché lo stimolo della sete spesso diminuisce con l'età avanzata aumentando il rischio di disidratazione, sia perché l'adattamento alla temperatura esterna attraverso i normali processi di raffreddamento corporeo è più difficoltoso e stressante per l'organismo. Inoltre, la dilatazione dei vasi sanguigni periferici derivante dalla reazione dell'organismo all'aumento della temperatura, può comportare negli anziani problemi per il cuore e per la circolazione
- i bambini. I bambini molto piccoli, che come gli anziani hanno un imperfetto funzionamento della termoregolazione, più facilmente mostrano i sintomi dell'ipertermia specialmente quando affetti da diarrea, infezioni delle alte vie respiratorie e disordini neurologici.
- le persone affette da diabete, patologie broncopolmonari, ipertensione, patologie cardiovascolari, malattie mentali. II soggetto cardiopatico per ischemia, scompenso, aritmia o altra condizione ha una ridotta capacità di reagire allo stress termico data dalla difficoltà di potenziare la gittata cardiaca, necessaria per aumentare il volume del circolo cutaneo e quindi la dispersione di calore. Una profusa sudorazione compensativa, innescata dall'esposizione ad alte temperature, determina la perdita di liquidi e di sali che in un organismo disidratato, condizione frequente negli anziani, conduce ad emoconcentrazione e, potenzialmente, a trombosi del circolo coronario, cerebrale o polmonare e a coagulazione intravasale disseminata. I soggetti diabetici con neuropatia periferica, invece, sono incapaci di produrre una sudorazione efficace per via della interruzione del segnale che dal centro della termoregolazione è diretto alle ghiandole sudoripare.
- persone che assumono regolarmente farmaci. I farmaci anticolinergici, i barbiturici, i butirrofenoni e i fenotiazinici sono depressori selettivi dei centri ipotalamici; mentre l'efedrina, le anfetamine e le altre amine sono simpaticomimeti e possono aumentare la produzione di calore metabolico.
- le persone non autosufficienti.
- le persone che svolgono attività lavorative all'aperto o in ambienti in cui c'è produzione di calore.
- le persone in condizioni socio-economiche disagiate. La povertà, la solitudine, la non conoscenza della lingua locale, il limitato accesso ai media (televisione e giornali) aumentano la condizione di fragilità perché riducono la consapevolezza dei rischi e limitano l'accesso alle soluzioni di emergenza. Chi è più povero o più isolato, inoltre, ha minori possibilità di spostare temporaneamente il proprio domicilio in zone più favorevoli e minori possibilità di condizionare l'aria della propria abitazione.