Limiti allo sviluppo
Per la prima volta nel 1972 il rapporto al Club di Roma “The limits to growth”, realizzato dagli studiosi del Massachusetts Institute of Technology (MIT), metteva nero su bianco una lista di conseguenze a cui avrebbe portato un modello di sviluppo improntato alla crescita illimitata. La crisi petrolifera del 1974 fu in qualche modo il primo segnale d’allarme, ma nonostante tutto quel paradigma di crescita ha continuato e continua a essere il modello preferito, addirittura l’unico, a livello globale. Il risultato è che i quasi 8 miliardi di esseri umani oggi viventi hanno bisogno delle risorse prodotte da due pianeti Terra.
Per celebrare i suoi 50 anni (vedi la notizia pubblicata da Arpae), nel 2018 il Club di Roma (nato per iniziativa dell’economista e imprenditore italiano Aurelio Peccei e del direttore scientifico dell’Ocse Alexander King), ha presentato un nuovo rapporto dal titolo eloquente “Come on!”: un allarme e un monito a cambiare direzione. In questo rapporto gli autori, suggeriscono possibili soluzioni alle crisi ecologiche e sociali globali.
Dalla pubblicazione di “The limits to growth” a "Come on!", sulla Terra le cose sono cambiate a ritmo galoppante; il mondo sta purtroppo mancando l’obiettivo della sicurezza climatica, ambientale e sociale.
È tuttavia ancora possibile intraprendere la strada verso un nuovo modello di sviluppo economico. Grazie alla disponibilità di dati e statistiche ambientali, il Club di Roma ha elaborato scenari al 2030 e 2050 rispetto a 17 obiettivi di sviluppo sostenibile che fanno parte dell’Agenda 2030 promossa dalle Nazioni Unite.
Misurare il nostro successo sulla crescita del Pil si è dimostrato inadeguato a questo scopo e maschera anche una crescita della disuguaglianza tra ricchi e poveri.
Nuovi indicatori come un vero indice di progresso potrebbero misurare più accuratamente il benessere, anche economico.
Un passaggio verso l’economia circolare potrebbe aiutare a superare la scarsità di minerali, a ridurre significativamente le emissioni di carbonio e ad aumentare il numero di posti di lavoro. L’agricoltura rigenerativa contribuirà a fermare l’erosione del suolo, migliorare i raccolti e costruire carbonio nel suolo. Si devono fare sforzi per frenare il settore finanziario aumentando le riserve di capitale e il controllo della creazione di moneta.
La società civile, le comunità di investitori e le comunità di ricerca e istruzione dovrebbero diventare attori forti e consapevoli nella necessaria trasformazione che questo passaggio storico richiede.