Un nuovo modello di sviluppo economico
Dal Rapporto Brundtland (1987) in poi, si propone ufficialmente un nuovo modello di sviluppo economico che prenda in considerazione la compatibilità tra attività economiche e ambiente naturale. A differenza della crescita economica, che si riferisce esclusivamente all’incremento nel tempo del Pil, il concetto di sviluppo sostenibile comprende anche finalità sociali, di giustizia redistributiva, di equità inter e infra generazionale e di mantenimento dell’equilibrio degli ecosistemi naturali.
Con mantenimento dell’equilibrio ecosistemico si considera un flusso metabolico complessivo del sistema socio-economico inferiore alla capacità di carico della natura, che preveda la sostituzione delle risorse non rinnovabili con quelle rinnovabili, individuando un sentiero ottimo di sfruttamento, prelievo di risorse rinnovabili inferiore al tasso di rigenerazione e produzione di scarti inferiore alla capacità di assorbimento dei recettori.
Si parla pertanto di sviluppo economico sostenibile quando i parametri di riferimento non sono solo quantitativi, ma anche qualitativi e quando non si ha come orizzonte temporale solo il breve termine. A differenza della teoria della crescita, che si riferisce all’incremento del Pil pro capite, queste tipologie di modello studiano come mantenere un sistema economico lungo un sentiero il più possibile regolare e sostenuto.
Indica quindi un processo di cambiamento tale per cui lo sfruttamento delle risorse, la direzione degli investimenti, l’orientamento dello sviluppo tecnologico e i cambiamenti istituzionali siano resi coerenti con i bisogni futuri oltre che con gli attuali. Il presupposto è l’idea che attraverso la conservazione delle risorse o la loro sostituibilità si possa avere una crescita che duri nel tempo, purché si tenga conto dell’interdipendenza tra attività economiche e ambiente naturale. L´Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile e il Consiglio Nazionale per la Green Economy stanno lavorando, come organi consultivi del governo, anche per conseguire un equilibrio tra sviluppo economico e protezione dell´ambiente contribuendo così alla definizione di una strategia italiana per il conseguimento dei Sustainable Development Goals previsti nell'Agenda 2030.
Il tradizionale processo di rendicontazione sembra non essere perfettamente in linea con le esigenze informative dei moderni attori economici, che avrebbero necessità di un quadro più chiaro e completo della situazione aziendale e dei processi con cui l’organizzazione crea valore, spesso anche in termini di trasparenza e chiarezza dei documenti contabili.
Un’ottica di più ampio respiro, internazionale, ci ha così sollecitato in questo tentativo di evoluzione oltre i confini della reportistica classica e della reportistica di settore, verso una reportistica “integrata”.
Con l’aggettivo “integrata” abbiamo voluto considerare non solo una sorta di assemblaggio di ambiti o aspetti nelle tre dimensioni della sostenibilità, cercando di enfatizzarne anche l’armonia e cogliendone le relazioni, per una rendicontazione di sostenibilità verso tutti i portatori di interesse, esterni e interni all’organizzazione.