Particolato PM10
Le polveri in aria - definito anche “particolato” -- rappresentano la parte solida dell’aerosol atmosferico, che comprende anche particelle liquide. Entrambe le componenti sono costituite da diverse sostanze, di natura organica e inorganica, sospese nell'aria e aventi dimensioni da pochi nanometri fino a oltre la decina di micrometri e sono, pertanto, inalabili. Il PM10 è definito come il materiale particolato con un diametro aerodinamico medio inferiore a 10 micrometri (1 μm = 1 millesimo di millimetro). Esso è originato sia per emissione diretta (particelle primarie), che per reazione nell’atmosfera di composti chimici quali ossidi di azoto e zolfo, ammoniaca e composti organici (particelle secondarie).
Le sorgenti del particolato possono essere antropiche e naturali. Le fonti antropiche sono riconducibili principalmente ai processi di combustione quali: emissioni da traffico veicolare, utilizzo di combustibili (carbone, oli, legno, rifiuti, rifiuti agricoli), emissioni industriali (cementifici, fonderie, miniere). Le fonti naturali, invece, sono sostanzialmente: aerosol marino, suolo risollevato e trasportato dal vento, aerosol biogenico, incendi boschivi, emissioni vulcaniche etc.
Le cause principali delle alte concentrazioni di polveri primarie nelle aree urbane sono dovute, in gran parte, alla combustione della legna e dei suoi derivati, alla crescente intensità del traffico veicolare e, in particolare, alle emissioni dei motori diesel e dei ciclomotori e alle emissioni di origine industriale. Una percentuale minore è legata all’usura degli pneumatici e dei corpi frenanti delle auto. Un ulteriore elemento che contribuisce alle alte concentrazioni di polveri è connesso anche al risollevamento delle frazioni depositate, per cause naturali o legate allo stesso traffico. A queste polveri di origine primaria si vanno ad aggiungere quelle di origine secondaria, ossia quelle che si formano per reazione chimico-fisica in atmosfera.
Valori limite consentiti dalla legge (D.Lgs.155/2010)