Erosione costiera in Emilia-Romagna
Il litorale emiliano-romagnolo, come tutte le regioni costiere italiane, è soggetto a una diffusa azione erosiva. I primi fenomeni si registrano già a cavallo tra 800 e 900.
Le prime opere di difesa di cui si ha conoscenza risalgono 1893 nella Sacca di Goro, e nel secolo scorso, negli anni 20 a Viserba (RI) e negli anni 30 a Porto Garibaldi (FE). Alla fine degli anni 70, a causa dell’inasprimento del fenomeno erosivo che iniziava a compromettere anche lo sviluppo dell’economia turistico-balneare, la regione Emilia-Romagna approvava nel 1979 la prima legge regionale in materia di interventi di difesa della costa, la prima di una serie di importanti interventi in Politiche di difesa della costa.
Le numerose attività antropiche che si sviluppano sul litorale (urbanizzazione, infrastrutture, turismo, industria, pesca) hanno intensificato gli effetti dei processi erosivi che naturalmente operano sui litorali. Con la regimazione dei bacini fluviali e l’escavazione in alveo è venuta a mancare la fonte primaria di alimentazione delle spiagge, la sabbia. L’estrazione di fluidi (acqua e idrocarburi) dal sottosuolo in prossimità della costa ha portato all’aumento del tasso di subsidenza e quindi alla perdita di sedimento di spiaggia. I cambiamenti climatici inducendo l’aumento del livello medio del mare determinano una ulteriore perdita di territorio costiero. La costruzione di scogliere, pennelli, opere portuali e in generale l’urbanizzazione dell’arenile hanno prodotto un irrigidimento della costa e ridotto di conseguenza gli spazi di azione dei processi costieri naturali, come è avvenuto con la scomparsa dei cordoni di dune costiere, naturale riserva di sabbia delle spiagge.
L’erosione costiera viene contrastata con:
- difese rigide, prevalentemente scogliere (strutture parallele o oblique alla costa) e pennelli (strutture perpendicolari alla costa) in massi di vario tipo; più recentemente sono state introdotte scogliere sommerse, strutture in pali di legno, barriere in sacchi di sabbia e negli ultimi anni diverse tipologie di strutture sperimentali.
Al 2018, oltre la metà delle spiagge regionali erano protette da opere rigide di vario tipo, circa 69 km su 110 di litorale (tra Cattolica e la Foce del Po di Volano), oltre alle opere portuali/darsene che occupano circa 2,5 km di fronte mare.
- difese morbide, principalmente ripascimenti artificiali con l’apporto di sabbia sulle spiagge da fonti esterne. In particolare, nella primavera del 2022 è stato realizzato il “Progettone 4”, intervento che ha portato sulle spiagge romagnole più di un milione di metri cubi di sabbia proveniente da depositi di sabbie sottomarine offshore.
Negli ultimi anni sono sempre più frequenti le sperimentazioni di opere Natural Based Solution (NBS), opere che prediligono un approccio basato sul ripristino dei processi naturali, come la ricostruzione delle dune costiere (duna artificiale a Lido di Volano, progetto Operandum).
Lo stato del litorale a livello regionale viene monitorato da Arpae periodicamente attraverso una serie di indicatori di erosione costiera basati sull’analisi integrata dei dati delle reti regionali di monitoraggio costiero.